Di Mauro Bessler, civilista agricoltore a Diriamba, progetto socio-ambientale Coopad
“Nicaragua, dipartimento di Carazo, Diriamba, sede di Coopad (Cooperativa de productores agropecuarios R.L).
È mattina presto quando ci troviamo nell’ufficio di Coopad, nel cuore della città di Diriamba. È un bel ritrovo, le persone sorridono, ognuno con la sua funzione ma siamo accomunati da una missione comune. Pianifichiamo la giornata e saltiamo in sella delle nostre moto, avviamo e partiamo.
Strade di città, colme di persone, traffico e rumore si trasformano presto in strade di campagna. L’aria è calda e il sole batte già forte perché è piena estate ora. Passiamo per qualche paesino composto di case semplici e colorate. Molta gente sta di fuori; alcuni parlano tra di loro, altri guardano i passanti, altri ancora vendono le loro specialità fatte in casa. Tra un paesino e l’altro pascoli, campi e boschi, ma non esattamente uguali a quelli che conosco, ci sono piante e animali mai visti prima d’ora!
Dalla strada principale prendiamo una strada sterrata, e passando per colline e torrenti la carreggiata si fa sempre più stretta e rudimentale. Anche la natura diventa più selvaggia, la vegetazione più fitta e i paesini sempre più piccoli. Dopo un ultimo slalom tra radici e sassi ecco che la foresta si apre un po’ e giungiamo al “rio” (il fume) e alla comunità di Barranco Bayo.
Nella comunità, la gente vive in modo molto semplice, una povertà che colpisce. Le case sono fatte da quattro pareti in pietra e un tetto in latta. Si cucina sul fuoco, alcuni hanno un forno a legna e un pozzo dal quale ricavano acqua potabile. Nel vicino fiume le donne lavano i vestiti e i bambini si tuffano. Tanto bello quanto triste questo fiume, dai colori bellissimi ma pieno di spazzatura che l’acqua raccoglie nel suo corso e deposita qua e là.
Giungiamo alla punto di ritrovo che abbiamo concordato con tutti i partecipanti del progetto, alcuni sono già qui mentre altri devono ancora arrivare, aspettiamo dunque ancora un po’.
In questa comunità i partecipanti hanno scelto di specializzarsi nella coltivazione delle piante di papaya e di pitaya. Siamo ai primi incontri e stiamo trattando le basi, quali la preparazione del suolo, produzione di compost organico e i punti basilari che riguardano la coltivazione di questi due frutti. Nei prossimi incontri si organizzeranno le piantine che ognuno potrà piantare a casa propria e fare crescere al meglio con l’appoggio dei tecnici di campo di Coopad. In questo modo i partecipanti si formano in modo dettagliato su una coltivazione di loro scelta e la mettono in pratica allo stesso tempo. I frutti che raccoglieranno in futuro potranno servire come cibo per la propria famiglia e come prodotto da commercializzare. Questi incontri, chiamati “capacitaciones” (formazioni) vanno dunque a contribuire, dal punto di vista agricolo, dell’autosufficienza e dell’imprenditorialità, alla formazione dei contadini, che potranno così aiutare lo sviluppo della propria comunità. Credo molto nell’importanza di questi progetti, poiché i partecipanti riescono a creare una indipendenza propria e di gruppo, sicuramente importante in un paese dove la discrepanza tra ricco e povero si fa sempre più grande. In più, queste attività hanno un valore sociale non indifferente e la gratitudine di poter apprendere per produrre meglio, la si legge negli occhi scuri, profondi e sinceri delle persone.
Bene, tutti quanti i partecipanti sono arrivati, iniziamo…”
Questo era un piccolo estratto delle mie note di lavoro su uno dei progetti attuali sostenuti da AMCA a Diriamba, nel quale ho lavorato con il mio servizio civile.
Il lavoro viene realizzato in molte comunità del Municipio di Diramba, ognuna con le proprie particolarità e difficoltà. Ho avuto modo di conoscere anche diversi produttori sostenuti dal progetto di COOPAD e AMCA in passato e ho davvero constatato l’impatto importante di questo progetto di formazione di agro-promotori.
Il mio servizio di civilista purtroppo si è dovuto interrompere in modo anticipato per il rimpatrio a causa della pandemia Covid-19. Porto comunque nel cuore tutte le persone conosciute e le esperienze vissute in questa realtà così diversa dalla nostra, ma così bella!