Gea e Samuele sono una giovane coppia di infermieri che hanno deciso di fare una esperienza di volontariato e servizio civile rispettivamente in Centro America con AMCA; Gea lavora all’ospedale di neonatologia Bertha Calderon Roque e fra qualche mese si sposterà alla Casa materna di Quilalí; Samule lavora all’ospedale pediatrico La Mascota, entrambi a Managua, Nicaragua.
- Si tratta della vostra prima esperienza in Centro America?
Si, è la prima esperienza per tutti e due in Centro America. Abbiamo sentito molti racconti riguardo il centro-sud America e sempre c’è stato il desiderio di andarci ma mai avremmo pensato di farci un’esperienza per un tempo così prolungato.
- Qual è stata la vostra prima impressione e com’è stata l’accoglienza a Managua?
Il primo impatto con il Centro America è stato impegnativo; oltre a doversi abituare al cambio di orario (+8 ore) e al jet-lag anche le temperature tropicali non sono state di aiuto; il clima era molto umido e le temperature arrivavano tranquillamente ai 40 grandi. Siamo partiti con molte precauzioni date da amici, parenti e dall’associazione stessa. I primi giorni avevamo quasi il timore di uscire di casa dopo il tramonto, di prendere il bus e di andare a fare la spesa al mercato. Dopo alcune settimane, quando abbiamo capito come muoverci nel caos di Managua, è stato più semplice ambientarsi. Sicuramente Isabel e Nicolette, la segretaria e la ex responsabile di AMCA qui a Managua, ci sono state di grande aiuto e supporto.
- Perché avete scelto di partire con AMCA?
Fin dal primo giorno ci accomunava il desiderio di fare un’esperienza di volontariato e abbiamo scoperto AMCA grazie alla sua collaborazione con il Servizio Civile Svizzero. Incuriositi ci siamo informati e abbiamo scoperto la possibilità di poter effettuare un’esperienza come volontario-civilista (Samuele) e volontaria (Gea) nei progetti sul territorio Nicaraguense e nello specifico negli ospedali di Managua.
- Che cosa si mettete in valigia quando si parte a fare una esperienza del genere?
Sicuramente non tutte le cose che abbiamo messo noi nella nostra, troppe, troppe cose. Da quello che ci raccontavano pensavamo di arrivare in un paese dove non saremmo riusciti a trovare nemmeno il dentifricio, invece, almeno a Managua, si trova davvero tutto quello di cui si ha bisogno e molto di più.
Nonostante le troppe cose materiali che abbiamo messo in valigia abbiamo sicuramente portato con noi la tanta voglia di mettersi alla prova, la volontà di adattarsi ad una realtà molto diversa dalla nostra, la curiosità di vedere e vivere l’ambiente ospedaliero in un contesto del tutto nuovo ed ultimo ma non mento importante, il coraggio di uscire finalmente dalla zona di confort.
- Supponiamo non sia la stessa cosa lavorare in un ospedale in Nicaragua che uno in Svizzera, cosa avete trovato di diverso, Cosa vi ha colpito di più?
Assolutamente no, non è lo stesso. Abbiamo dovuto adattarci ad abitudini e regole diverse dalle nostre, anche le più basilari come portarsi la divisa da casa (e di conseguenza lavarsela a casa) o portarsi una ciotola e un bicchiere per mangiare al comedor. Le turnistiche dei colleghi sono differenti (solitamente dalle 12 alle 24 ore), un singolo infermiere si occupa di una quantità esorbitante di pazienti e si utilizzano solo mezzi cartacei. Spesso anche il più semplice atto infermieristico viene eseguito differentemente, questo spesso dovuto alla differenza e disponibilità dei materiali.
- Raccontateci una giornata tipo di lavoro.
Per el Hospital la Mascota posso dire che le giornate hanno qualcosa in comune ma spesso differiscono per organizzazione e disponibilità dei materiali, nonché lezioni di aggiornamento mattutine. Tengo a precisare che gli infermieri hanno turnistiche da 24h e nel reparto in cui lavoro (ematologia e oncologia pediatrica) si occupano di più di 20 bambini da soli. Solitamente si riceve la consegna dall’infermiere turnista, dopodiché mi occupo della presa parametri mentre l’infermiere incomincia a compilare la trafila burocratica scritta a mano.
Terminato il giro dei bambini mi presto a trascrivere i parametri nelle cartelle, preparo i liquidi di infusione giornalieri, gli emoset che serviranno per la somministrazione degli antibiotici e la suddivisione, preparazione e somministrazione di quest’ultimi. Nel mentre, con l’infermiere del turno, rispondiamo alle esigenze di bambini e famigliari, sostituiamo accessi venosi, somministriamo medicamenti di riserva e ci occupiamo delle dimissioni con pulizia e ricomposizione letto e comodini. L’infermiere turnista nello specifico si occuperà della parte burocratica, del controllo delle terapie e chemioterapici e della somministrazione di quest’ultimi. Le giornate sono sempre molto impegnative, stressanti e a volte caotiche però, in un qualche modo ci si riesce sempre a coordinare in modo da fare tutto. Non nascondo che spesso termino il turno lavorativo con molte perplessità e punti interrogativi.
Per quanto riguarda el Hospital Bertha Calderón, mi trovo nel reparto di cure intensive neonatali (UCIN) dove si trovano neonati che hanno avuto complicanze respiratorie, metaboliche o neurologiche durante o dopo il parto. La mia giornata lavorativa è in parte un po’ rutinaria (rilevazione dei parametri ogni 2h, somministrazione dei farmaci ore 8-12-16 e somministrazione del latte ai neonati che possono alimentarsi) però, come succede in ogni ambiente ospedaliero, l’urgenza è dietro l’angolo e la giornata può diventare da tranquilla e pacifica ad impegnativa e scattante. Non è sempre facile rapportarsi con l’urgenza in ambito neonatale, a nessuno piace confrontarsi con la sofferenza men che meno se si tratta di bambini o neonati.
- Dopo Managua, Gea, andrai a Quilalí alla Casa materna, di cosa ti occuperai concretamente?
Non so esattamente quale sarà il mio compito alla casa materna di Quilalì, mi lascerò in parte sorprendere. Quello che so è che voglio dare una mano, essere di sostegno e scoprire come farlo tenendo conto che mi troverò in un contesto rurale, ben lontano dalle risorse che si trovano a Managua.
- Qualche consiglio pre-partenza, ora che siete già in Nicaragua da un mese, per chi verrà dopo di voi?
Piu che consigli vorremmo dare rassicurazioni; il Nicaragua è un posto che vi saprà accogliere con gentilezza anche se tutto all’inizio può sembrare caotico, difficile, quasi folle. Sotto certi aspetti vi darà l’impressione di averci sempre abitato e su altri sarà sempre difficile comprenderla. Consigliamo vivamente di essere curiosi, di leggere e informarvi su ciò che trovate senza troppo peso per poterlo poi descrivere voi con i vostri occhi quando lo vedrete.
Managua offre fondamentalmente tutto; è ricca di negozietti, luoghi in cui poter mangiare, mercati e supermercati ben forniti.
Partite curiosi, umili e adattivi per scoprire una miriade di cose che nemmeno avreste immaginato, più sarete voi stessi e meno problemi e difficoltà incontrerete.
Consigliamo di essere fin da subito aperti e parlare con la gente locale e chiedere, chiedere e chiedere anche più volte se ne avete bisogno, i nicaraguensi sono sempre disponibili e pronti ad aiutare.
Prendetevi il tempo necessario per capire e cercate di NON comparare con ciò a cui siete abituati ma provate a vivere guardando tutto con gli occhi di un bambino.
- Per finire, raccontateci un aneddoto personale in queste prime settimane in Nicaragua, al di fuori del vostro lavoro a La Mascota e al Bertha Calderón.
Anche se spesso tutto sembra confusionario e inspiegabile… alla fine si comprende che ogni cosa funziona a suo tempo e ogni domanda prima o poi troverà la sua risposta.