Vincitori Premio giornalistico Carla Agustoni 2025

da 19 Ott 2025Blog

PREMIO GIORNALISTICO CARLA AGUSTONI 2025

LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE HA AVUTO LUOGO NELL’AMBITO DEL FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI LUGANO

19 ottobre 2025 – Cinema Corso Lugano

MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

La giuria del Premio giornalistico Carla Agustoni, promosso da AMCA e patrocinato dalla Fondazione Amici di AMCA, ha esaminato più di trenta candidature: produzioni video, audio, web e cartacee, pubblicate da agosto 2024 in poi. I lavori presentati dovevano richiamare con efficacia l’attenzione dell’opinione pubblica verso situazioni di discriminazione, esclusione, emarginazione economica e sociale o violazione dei diritti umani. La giuria, composta quest’anno da Mansour Amirzade, Roberto Antonini, Fabrizio Ceppi, Olmo Cerri, Aldina Crespi, Federico Franchini e Cristina Morinini, ha valutato con attenzione i contributi in concorso e ha deciso di assegnare un premio e due menzioni speciali.

PREMIO GIORNALISTICO CARLA AGUSTONI

“TRACCE DI BRUNO MANSER”

di Barbara Camplani (RSI Rete2 – Laser)

https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/laser/Tracce-di-Bruno-Manser–2918583.html

Questo audio-documentario è un lavoro dal registro biografico che propone un ritratto di un personaggio assurto alla cronaca sia per la sua vita del tutto singolare, sia per le sue scelte coraggiose, sia infine per la sua scomparsa misteriosa avvenuta un quarto di secolo fa. La sua autrice, con forte sensibilità contenutistica e ottima cura formale, utilizza le potenzialità del mezzo radiofonico per farci rivivere un personaggio e una vicenda umana dai forti connotati sociali e politici. Attraverso materiale d’archivio e testimonianze molto pregnanti, il nemico pubblico numero uno del governo malaisiano viene fatto rivivere nella sua complessità e nella sua lotta a difesa della foresta e dei suoi popoli indigeni. Eroe per molti, Bruno Manser incarna la ribellione profonda dell’individuo contro le ingiustizie e le sopraffazioni di un mondo dominato  dalla globalizzazione e degli interessi economici, un mondo che sacrifica l’ecosistema sull’altare del profitto. Barbara Camplani ha il grande merito di catturare dall’inizio l’interesse dell’ascoltatore e di condurlo in un viaggio umano intenso alla scoperta o riscoperta di una lotta individuale, dall’esito tragico, ma che rimane, per la sua forza emotiva, un punto di riferimento per diverse generazioni.

MENZIONE SPECIALE

“VITO, FRANCA E LE MINE”

di Marco Tagliabue (RSI La1 – Falò)

https://www.rsi.ch/play/tv/falo/video/vito-franca-e-le-mine?urn=urn:rsi:video:2391223

Nel ’93 a Brindisi, Vito Fontana decide di chiudere la sua fabbrica di mine antiuomo e anticarro – ereditata dal padre e tra le più importanti d’Italia – e sceglie di dedicarsi in prima persona alle attività di sminamento in paesi diversi. Negli stessi anni chiude a Brescia anche un’altra grande fabbrica di mine, la Valsella, grazie all’impegno collettivo degli operai che ci lavorano, guidati con grande determinazione dalla sindacalista Franca Faita.

Con il suo documentario “Vito, Franca e le mine”, Marco Tagliabue ci propone un incontro onesto, profondo e delicato con due persone che, con le loro scelte, hanno contribuito in modo decisivo al processo di messa al bando delle mine antiuomo, definita dalla “Convenzione di Ottawa”. Era il 1997 e la battaglia di Vito e Franca, insieme a centinaia di altri attivisti, vinse il Premio Nobel per la Pace.

Riproponendoci questa vicenda – lontana solo in apparenza – Marco Tagliabue ricorda a tutti noi quanto è importante l’impegno personale nella lotta contro ogni forma di disumanità.

MENZIONE SPECIALE

“IL TRIANGOLO DELLE BANANE”

di Sara Manisera (articolo pubblicato su Millennium)

https://truestoryaward.org/story/488

Questo reportage investigativo dalla Costa Rica, arricchito da un album fotografico, scava dietro all’immagine di un paese che si vende come lindo e verde, mettendo in luce la piaga ambientale e sociale delle monoculture di banana. Un lavoro giornalistico prezioso, di denuncia, che parte dal terreno – da quel Centro America essenza stessa di AMCA – dando voce alle persone che vivono sulla propria pelle le conseguenze di un business tossico. Una maledizione che causa violazioni dei diritti umani, sindacali e ambientali, mentre i profitti partono lontano. Allargando lo sguardo dal locale all’internazionale, la giornalista Sara Manisera mette in luce con chiarezza, basandosi sui dati, le contraddizioni di una filiera globale che dalle piantagioni costaricensi raggiunge gli scaffali dei nostri supermercati. Un vero e proprio “colonialismo chimico” in cui pesticidi tossici vietati in Europa possono essere tranquillamente commercializzati dalla stessa Europa in Paesi più poveri. Da dove poi ritorneranno sotto forma di giallissime banane avvelenate.

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