Sfumature di felicità, un’esperienza in Nicaragua

da 19 Ott 2024Blog

Articolo pubblicato nel Correo nº56

Autore: Gionata Zufolo, infermiere e volontario AMCA

“Smack” e si parte: un bacio alla mia amata moglie e mi incammino verso una nuova avventura, professionale e non. Nel 2012 ero già stato nel reparto di emato-oncologia, sostenuto da AMCA all’ospedale La Mascota, ma questa volta sarebbe stato diverso. Io e il mio amato Nicaragua eravamo maturati di dodici anni e, nonostante ciò, ci siamo rinnamorati in pochi giorni. Trovo un ospedale che sembra, apparentemente, non aver cambiato molto negli ultimi anni: l’infrastruttura, il personale e il cibo della mensa sono sempre gli stessi. Ma in realtà spicca un grande cambiamento nei reparti di oncologia ed ematologia sostenuti da AMCA che sono stati completamente rinnovati. Sembra di essere tornato nel mio perfetto EOC con le sue perfette camere, le sue perfette infrastrutture e le sue perfette tonalità di bianco. Qui il bianco è invece coperto da coloratissimi murales di alta qualità, realizzati dall’artista nicaraguense Santiago Alvarez che ha saputo dare allegria e gioia in un luogo, ahimè, ricco di sofferenza.

Avendo esperienza in area critica, inizio a lavorare in una delle cinque terapie intensive pediatriche della struttura. Il reparto di cure intense presenta subito un contrasto netto con altre parti dell’ospedale, mancano molte risorse e anche la struttura ha necessità di interventi di miglioria.

I miei colleghi mi raccontano di non avere avuto molti interscambi formativi con persone che vengono da fuori e mi rendo subito conto che qui il ruolo dell’infermiere è drasticamente diverso dal nostro modello. È stato quindi necessario adattarmi alla cultura locale, cercando di condividere le mie esperienze con umiltà e umanità. In accordo con la caporeparto e il servizio medico, abbiamo stabilito che avrei collaborato con il personale nelle attività di cura giornaliere, come la preparazione dei farmaci e la gestione dei monitoraggi nei momenti di tranquillità. Quotidianamente, mi sono occupato di compiti più specifici in collaborazione con i medici, come intubazioni, estubazioni, trasporti intra ed extraospedalieri o esami diagnostici, permettendo al personale infermieristico di vivere il turno con meno stress.

Solo dopo una lunga fase di integrazione e dopo aver imparato moltissimo, mi è stato chiesto di condividere le mie conoscenze. Il tempo necessario non sarebbe mai stato sufficiente per fare un lavoro articolato; abbiamo deciso quindi che durante le ore di lavoro avremmo discusso dei casi clinici, ritagliandoci i momenti formativi durante i cambi turno, dove avremmo condiviso concetti base della gestione del paziente intubato con qualche accenno di ventilazione, anatomia, fisiologia, bioetica e nursing inter e transculturale.

Nelle ultime settimane ho assistito i neonati critici nel reparto di neonatologia dell’ospedale Bertha Calderon. Tra le varie giornate di cura, ne ho dedicate alcune sul territorio. Mi ha impressionato molto l’impegno degli operatori sanitari. Qui le risorse sono minime, ma per quanto impegnativo sia, sono distribuite nel modo più pragmatico possibile.

È ovviamente importante superare alcune difficoltà come essere confrontato con la morte infantile, integrarsi in un’équipe con strutture e culture diverse, comunicare efficacemente in una lingua diversa e costruire rapporti umani in un contesto carico di emozioni e stress. Eppure, ho incontrato sfumature di felicità che raramente vivo in Svizzera, dove il benessere ostacola la nostra capacità di assorbire un urto senza romperci.

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